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Se parli come ChatGPT, il problema non è ChatGPT

  • Immagine del redattore: Federica Slokar
    Federica Slokar
  • 15 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

L’Ai non ti sta cambiando. Sei tu che glielo stai concedendo. E un prompt alla volta ti ruberà il lavoro. E forse anche la fidanzata.


Ultimamente sembra che l’intelligenza artificiale faccia più paura della recessione, del dentista e dell’essere bersaglio di uno stormo di piccioni con pessimo tempismo. Tutto contemporaneamente. ChatGPT ci ruberà il lavoro!, ChatGPT ci sta cambiando il modo di parlare!, ChatGPT ci renderà tutti uguali, senza pensiero critico!. Ok. Calma. Respira.

Facciamo un passo indietro, ma con criterio.


La ricerca che fa discutere

A supporto del panico collettivo dilagante è interessante uno studio del Max Planck Institute, citato da ANSA.

Secondo i ricercatori, dopo 18 mesi di utilizzo abituale di ChatGPT, molte persone hanno iniziato a usare termini tipici dell’AI come “approfondire”, “meticoloso” e “esperto”. Il linguaggio della macchina avrebbe lasciato una specie di impronta stilistica su chi la usa di frequente, una filigrana invisibile che modifica la nostra comunicazione senza che ce ne accorgiamo.

Ora, tutto molto interessante. Ma c’è un dettaglio fondamentale: non è l’AI che ci modifica, è l’uso continuo e acritico che ci rende poco originali. Vale anche per Netflix, eh. Se ti spari tre stagioni di Mare Fuori di fila, finisce che dici Addò vai? pure al cane.

E poi, lo dico per esperienza diretta: sono più io a insegnare tono, vocabolario e stile a ChatGPT che il contrario. È lui che ormai parla come me, parolacce comprese. Lo sto educando io, altro che plagio linguistico.

Illustrazione flat vista dall’alto di quattro persone identiche che digitano al computer, simbolo del linguaggio standardizzato e dei contenuti tutti uguali generati con l’IA.

La verità che non fa notizia: imitiamo da sempre

Sì, il linguaggio cambia. Sì, veniamo influenzati da ciò che ci circonda. Ma questa non è colpa dell'AI. È il modo in cui funziona il cervello umano.

Chi ha studiato psicologia lo sa (o lo ha dimenticato e poi improvvisamente ricordato, come la sottoscritta): apprendiamo per imitazione.

Che si tratti di genitori, amici, colleghi o serie tv guardate compulsivamente, il linguaggio che usiamo è sempre un mix di assorbimento, rielaborazione e adattamento. Se stai con un romano due settimane, ti parte l’Avvoja!. Se parli solo con l’AI, inizi ad usare un tono da segretario del consiglio d’amministrazione.

Quindi, se una persona inizia a dire approfondiamo questa tematica dopo ore e ore passate a chattare con ChatGPT, non significa che la macchina gli stia rubando l’identità. Significa che è esposta troppo a un solo tipo di stimolo. E questo, ripetiamolo per i distratti dell’ultimo banco: succede con tutto.

Il problema non è mai lo strumento. Ma l’eccesso.

L’AI non è diversa da qualsiasi altro modello linguistico. Ti parla con un certo stile? Sì. Ti influenzerà se la usi troppo e male? Certamente. Ma la colpa non è dello strumento.

Il vero nodo è come lo usi. Se ascolti solo Alexa tutto il giorno, è normale che prima o poi ti venga da rispondere l’azione richiesta non è supportata anche a tua madre. Ma il problema non è Alexa.

È il fatto che non parli con nessun altro da due giorni.


E allora?

Allora rilassati. E Smettila di demonizzare tutto quello che non capisci subito.

L’intelligenza artificiale non ti sostituisce. Ti supporta.  Se la usi con intelligenza, può aiutarti a scrivere meglio, più velocemente, con più chiarezza.  Può offrirti stimoli nuovi, soluzioni pratiche, punti di vista alternativi.  Può arricchire il tuo linguaggio, se sai filtrare.  Può farti da specchio e restituirti le tue idee con più lucidità.  Può rafforzare la tua voce. Non zittirla.

Ma alla fine, la voce resta tua. O almeno: dovrebbe.Se non riesci più a distinguere il tuo tono da quello di un bot… forse è ora di spegnere tutto e uscire.


In conclusione

Se ti accorgi che inizi a parlare come ChatGPT, non disinstallare l'app. Fatti un aperitivo. Esci. Parla con persone vere. E poi, se vuoi, torna a usare l’AI. Ma ricordati chi è che comanda.

Perché la tecnologia non ha mai cancellato chi sa farne buon uso.

Anzi. Gli ha dato un megafono.

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